giovedì 31 gennaio 2013

Della tossicità dell'etere

I presupposti argomentativi di questo post sono due. Il primo, quello che mi sta sgretolando l'anima e la salute: sono sostanzialmente disoccupato. Non per l'Istat o il Centro per l'impiego, no, per loro il fatto che un editore mi paghi quei pochi pezzi che scrivo 12 euro ogni tre mesi, significa che sto lavorando. Il secondo: ascolto molto la radio. Un disoccupato che ascolta la radio, di questi tempi, se la passa grigissima.
Di certo c'è che una voce ascoltata può bucare a tradimento la membrana anti mondo della quale molti, forse tutti, fanno uso. Le emittenti radio d'informazione quello fanno, parlano, parlano, e parlano. Diffondono la voce di esperti, professori, presidenti (un 'presidente' si nega forse a qualcuno?), parlamentari, imprenditori, cittadini normali, cittadini matti.
L'ammiraglia di Mamma Rai è piena di gente in gamba; ma vale niente quando arriva il solito prof a dirti che «la laurea non conta più nulla, le famiglie lo stanno capendo e le iscrizioni sono in calo». «Eh già perché — continuava il cattedratico — meglio mettersi a cercare lavoro subito piuttosto che maturare un titolo che dopo anni, comunque non ti servirà per lavorare. Le aziende non valorizzano»..eccc...bla, bla, bla.
Ora. Tutte queste preziosissime informazioni, sparpagliate nell'etere, a chi giovano? Chi vuole lavorare non intende continuamente rimestare nel marasma dei suoi pensieri. Per veri che siano questi dati, ascoltarli deprime. È una somministrazione omeopatica di veleno. Di stanchezza. Di paura. Mentre guidavo, sovrapponendo mentalmente la mia situazione, ho avvertito un bisogno lacrimevole di andare a letto.
Fungono forse di ammonimento alle aziende? Ai politici? Siamo seri. Io non voglio ascoltare solo di festini e barzellette, e mai mi augurerei di vivere in un consesso che dimentica i fatti e tace le notizie; ma nemmeno posso sopportare, a tre mesi dai trent'anni, di convincermi che non è tempo per me e le speranze che porto nel cuore.

Daniele

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The Porta-Fish (Bring-o-fish)