mercoledì 10 dicembre 2008

To leave or not to live.

Ci si laurea, facendo sforzi e risultati variabili.
C'è chi proprio non ci riesce o arriva con secoli di ritardo, che è meglio di niente.
Magari avrei poco da lamentarmi, sebbene non abbia brillato come il Bomber dopo un lavaggio con balsamo; però.
Ho un rimpianto bestiale. Con le lingue me la cavo perchè mi piacciono, specialmente l'idioma di Albione.
Italiano mi sento parecchio, ma non mi stimo proprio per questo. 
Ho sempre avuto il desiderio di allenare la prima virtù e smussare il secondo difetto, assorbendo la vita di posti altrove.
Non ho avuto la possibilità o il coraggio di buttarmi in un Erasmus anche se mi avrebbe fatto parecchio, parecchio bene.
Qualunque personaggio ritardatario di cui sopra avrebbe tout court un vantaggio esperienziale nei miei confronti.
Avrei slegato il mio inglese come non avrò possibilità di fare mai. E avrei conosciuto Ingo dalla Svezia, Ndiaye nata a Londra da padre australiano e madre senegalese, Susan dal Kent e cucinato "spagetti De Ceppa" d'importazione con Roger, venuto dalla Stanford a giocare con le staminali.
Il cuore lo avrei lasciato qui, quindi anche ora non lo farei mai.
Quando ti accorgi che rinunciare è la cosa da fare, o sei cretino, o sei cresciuto.

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The Porta-Fish (Bring-o-fish)