giovedì 28 maggio 2009

Effetto Pranzo.

Pausa pranzo di un giorno tra quelli inappetenti, fortunatamente pochi.
Piazza Re Enzo, molti camion parcheggiati tutti uguali e poderosi. Qualcosa di grosso, e infatti: un film.
C'è Pupi Avati, di cui apprezzo una bolognesità geneticamente modificata dal sole di Roma, e c'è Laura Morante affascinante e talentuosa dall'aria sfrontata.
Il Maestro comanda un ciak di pochi secondi, abbastanza per accalcare invadenti spettatori, tra cui figuriamoci se manco io. Stop! Bene, grazie, chiudono e spengono in un tempo sorprendente.
Prendo la via del Portone di Palazzo d'Accursio.
Ripenso a pochi giorni prima, singolare caso, quando ho ammirato Effetto Notte di Francois Truffaut su quell'ottima Iris del digitale terrestre. Il miglior esempio di meta-cinema di sempre, IL manifesto di amore per la settima arte.
Penso alle azioni di decine di persone utili confluire in sessanta secondi di pellicola, per impressionare i quali chissà quanto tempo si è speso, prima. Le dinamiche tra i membri della troupe e gli attori, l'importanza della volontà e della visione del regista quando nella realtà non esiste niente di quel che ha in testa; quando deve rispondere a mille domande dentro e fuori, come confessa Truffaut. Il film corre lineare, "più armonioso della vita".
La mia passione batte a ventiquattro fotogrammi al secondo.

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The Porta-Fish (Bring-o-fish)