martedì 20 ottobre 2009

Questa storia dello spot delle calze* che ha scandalizzato parecchi per l'uso sconsiderato dell'inno nazionale.

Negli Stati Uniti o in Inghilterra, insomma in quel mondo lì; facciamo che sono annoiato e strafatto di peyote, allora prendo la Stars&Stripes o la Union Jack, e la brucio su un marciapiede.
Qualcuno mi guarderebbe come uno stronzo, facendo attenzione a dove cammina per non bruciarsi il cappotto, qualcun'altro penserebbe che sono comunista o musulmano incazzato come lui e avrebbe così impiegato la mattinata.
Oppure immaginiamo, sono sempre strafatto di peyote e scrivo un pezzo porn-metal che dice che la Regina puzza di vecchia oppure butto giù un bel "Oh, say can you see, by the dawn's early shit" per farla cantare ad Enrico Pallazzo.
Dopo? Che succede? Fine. No scandali, no vilipendio, niente.

Il concetto laggiù è quello che della bandiera nazionale, come dell'inno nazionale o di qualsivoglia rappresentazione unitaria del popolo, tu puoi farne esattamente quello che vuoi.
Bisogna avere le (s)palle larghe, ed essere maturi e coesi per permetterlo.

Noi pusillanime qui cerchiamo la patria quando Sorelle d'Italia ce lo ricorda, e dentro il paese ci dividiamo per tutto.
Ci irritiamo in difesa di qualcosa che non c'è.


*Per inciso, pubblicità invero delicatissima e rispettosa delle donne.

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The Porta-Fish (Bring-o-fish)